La storia del Gozzo Gecko
Dalla scoperta do my essay for me delle esigenze del mercato, ai primi tentativi, fino al prototipo.
Il racconto di come è nato questo gozzo rivoluzionario e la storia del suo inventore.
Gecko® 730 è il risultato dell'esperienza e della caparbietà di un inventore che ha deciso di trasformare i suoi desideri di marinaio e pescatore in una barca di nuova concezione.
Enrico Curatolo e il suo "Gozzo Gecko" - di Ninì Cafiero
Come Giovannino Guareschi, ch’era un raffinato scrittore e un acuto giornalista, ma sulla carta d’identità nel rigo di “professione” aveva scritto “agricoltore”. Enrico Curatolo ch’è un estroso inventore e un imprenditore di successo se gli si chiede che mestiere fa gli si illuminano gli occhi e risponde “Contadino!”, tutto contento di aver realizzato la sua massima aspirazione. E in un certo senso è vero perché la sua azienda agricola di Roccastrada, nell’Alta Maremma in provincia di Grosseto, produce olio extra vergine utilizzando le vecchie macine in pietra, frutta trattata con i guanti perché esente da prodotti chimici, ortaggi rigogliosi e superbi che hanno tutta l’aria di essere maturati al sole di Sicilia, e offre sistemazioni in agriturismo raffinate e romantiche.
Lui, Enrico, dà un contributo importante, si capisce, ma soprattutto pensa e crea: una volta delle vetrate policrome da cattedrale, fatte con una speciale pasta di vetro e piombo; questa volta (e perciò ci occupiamo di lui) di un gozzo ad assetto variabile, capace di mettersi in planata addirittura sotto la spinta d’un fuoribordino da 40 cavalli. Lo ha chiamato “Gecko”, come quelle lucertoline d’abitudini notturne che se ne stanno immobili aggrappate ai muri, riescono, qualche volta persino in città ma soprattutto in campagna, a insidiare gli insetti volanti: una benedizione, per chi li conosce. Del resto era inevitabile che quest’uomo d’acqua, nato a Brescia nel maggio del 1943, vissuto sempre in riva al lago d’Iseo, prima o poi ritornasse alle origini.
Nel 1959, ad appena sedici anni, mentre frequentava ancora la scuola (ultimo anno di un biennio che rilasciava un diploma di congegnatore meccanico) gli capitò per le mani una rivista inglese in cui si parlava di un nuovo materiale impiegato per la costruzione di imbarcazioni: il PRFV. Cacciatore e pescatore appassionato, con un amico decise di farsi una barca con questo materiale.
Con l'aiuto di un’insegnante di inglese, i due scrissero per avere delucidazioni in merito e ottennero una nutrita documentazione con la descrizione dei modi di impiego e l’informazione che il referente in Italia era l'allora Montedison: la resina si chiamava Gabraster, la fibra di vetro invece era prodotta dalla Balzaretti e Modigliani.
Come fossero giapponesi, Curatolo & socio si dettero da fare per costruire la prima barca copiando un piccolo scafo in alluminio importato dalla California. Ci riuscirono superando mille difficoltà, soprattutto perché non era possibile reperire distaccanti validi e solventi. Fatto il prototipo un altro amico chiese di averne una, poi un'altra e alla fine della scuola invece di andare al lavoro con il suo diploma di congegnatore meccanico Enrico mise su un cantierino per fare le barche in vetroresina che presto evolse in fabbrichetta che oltre alle barche costruiva un po’ di tutto, dalle vasche di decappaggio per il tondino di ferro all'impermealizzazione di tetti e terrazze.
Nel 1965 dal cantiere di Iseo uscì un piccolo motoscafo di 3,70 metri fuori tutto, a punta quadrata (a quei tempi non esistevano simili imbarcazioni) con la carena ad ala di gabbiano (Tipo Boston). Pesava soltanto 75 Kg. e con un motore da soli 18 HP raggiungeva i 20 nodi ed era possibile trasportarlo sul portapacchi di un’ automobile anche se di modesta cilindrata.
Nel 1969 Curatolo era titolare di una “aziendina” con 6 dipendenti e tentò di fare qualche pezzo di carrozzeria per autobus. Il problema che per qualche mese sembrava insolubile era la temperatura a cui erano sottoposti i particolari in vetroresina durante la cottura a forno. A furia di prove e riprove riuscì a risolverlo e nel giro di 5 anni si ritrovò con 3 aziende con un totale di circa 80 dipendenti. Tra i clienti più prestigiosi la PHILIPS, la FERRARI e la costruzione delle “pelli” di tutte le BMW M1 per Giugiaro.
Ma Enrico aveva un altro grande sogno nel cassetto, un’aspirazione: fare l'agricoltore. Così nel 1982 vende tutto e compra un'azienda agricola in Maremma. Sembra appagato, ma il richiamo dell'acqua si fa di nuovo sentire prepotente. Non è più un essere lacustre bensì marino: i laghi da queste parti sono poco più che pozzanghere se paragonati all’Iseo e agli altri specchi d’acqua lombardi, ma il mare è bello e all'ex industriale bresciano piace tanto andarsene a pescare, quando ha un po’ di tempo libero.
Compra un gozzo, la barca ideale per pescare. Che però presenta un inconveniente: per coprire una distanza di 10/15 miglia impiega 1 ora, 1ora e mezzo dal momento che la velocità di crociera è di 7/8 nodi. Quindi la pesca bisogna praticarla nelle vicinanze del porto. A questo punto il contadino vende il gozzo e compra un motoscafo. Le dieci o le quindici miglia non sono più un problema, bastano 30 minuti. Col motoscafo, però, i problemi diventano due: il primo, che con il mare leggermente mosso il rollio dà troppo disagio; il secondo che il portafoglio dell’avveduto e intraprendente agricoltore-costruttore mal sopporta il consumo di un motore da 150 HP.
La necessità aguzza l'ingegno, l’esperienza maturata negli anni a Iseo è fondamentale. E così nasce Gecko 730s: due barche in una, poiché da fermo si comporta come un gozzo da 1500 kg mentre in navigazione ha le caratteristiche di un motoscafo con una velocità di crociera intorno ai 20 nodi con un motore di soli 40 HP. E il peso limitato a circa 600 chili lo rende “carrellabile”.
Oggi il gozzo Gecko è pronto per affrontare il mercato, che gli sta riservando una calorosa accoglienza.
Enrico nel frattempo, non riesce a stare lontano dalla sua creatura, e segue costantemente la produzione e la commercializzazione, alla ricerca continua di ulteriori modifiche e miglioramenti... nonostante il parere dei commerciali, e dei clienti, che reputano il gozzo Gecko quasi perfetto.